Una buona fine, un buon inizio

selfie a palazzo altemps

Con questa foto do il benvenuto a questo nuovo anno, per ricordare a me stessa che non è difficile “ritrovarsi”. Basta un treno per svuotare la testa, avere il cuore leggero, riempire gli occhi di bellezza infinita.

Ieri ho imparato una nuova parola Hakuna matata, un’espressione swahili che significa stare “senza pensieri”, concentrarsi con calma e ottimismo sulla vita, ed è questa la meravigliosa sensazione che ho provato per poco più di 24 ore girando da sola per Roma. Tutto è iniziato qualche giorno prima della fine dell’anno, su un treno che ha fermato i miei pensieri. Due ore di viaggio, un’andatura lenta che ha fatto rallentare anche la mia testa. Dentro, il calore del compartimento e le voci degli altri; fuori, i paesaggi dei dintorni di casa e, più su, la terra laziale, sotto un cielo grigio e una pioggia insistente. Mai mi sono sentita avvilita, però.

Avevo sempre un sorriso stampato in volto, anche quando ho dovuto gestire l’ombrello e i biglietti del bus, i guanti e il cappello, il cellulare con le mappe e il panino con prosciutto di Norcia preso a 4 euro nei pressi di Piazza Navona. Mi sentivo serena e leggera.

Sono entrata a Palazzo Altemps e mi sono quasi commossa per la bellezza del posto e l’allestimento della mostra di Piero Fornasetti. Un grafico, un designer, un pazzo, capace di recuperare l’arte antica e di trasportarla su piatti, sedie, vassoi. Ogni suo oggetto è utile e folle allo stesso momento, il suo pensiero fa sorridere e riflettere: «Ho così vestito di vestigia, ceramiche, mobili e cose e ho così riposto in ogni opera un messaggio, un piccolo racconto certe volte ironico, senza parole evidentemente, ma udibile da chi crede nella poesia».

C’ho messo tempo a varcare la soglia del museo, ho aspettato che spiovesse girovagando per le stanze antiche, soffermandomi sul balcone dove ho fatto quel selfie, fotografando qua e là, gironzolando con il solo gusto di poter stare in un posto bello e di poterci stare quanto paresse a me.

Dopo sono saltata su un altro autobus, godendo di una Roma quasi deserta per le feste, la città generosa e gentile con chi la frequenta solo per piacere. In fondo è questo che vuole: essere ammirata nella sua ostentata bellezza, nella sua opulenta, fastosa meraviglia. Lungotevere, due passi fino al Flaminio e poi il tram per il MAXXI, il museo fluido e spaziale progettato da Zaha Hadid. Ho iniziato a sentirmi stanca, ho smesso di leggere titoli e didascalie, ho passeggiato tra le opere, mi sono riposata sui divani-scultura dell’archistar irachena, ho gironzolato per il bookshop e poi via, cappuccino, chiacchiere con il barista, tram per il rientro.

E siccome erano gli ultimi giorni dell’anno, ho pensato un po’ anche a questo inizio, a come me lo immaginavo, a cosa voglio veramente, ma senza appesantirmi con inutili bilanci e mastodontici obiettivi. Hakuna matata, appunto.

Per il 2017 avevo scelto “avventuroso” come parola-guida ma non è stato così, non mi sono impegnata, non ho avuto coraggio e per questo posso dire di non andare molto orgogliosa dei mesi appena passati. Ho perso di vista i miei obiettivi, fermandomi dietro faccende che avrei dovuto soffiare via come si fa con una bolla. Eppure sembravano così cocenti che pareva impossibile farcela.

Stavolta voglio fare di meglio, crederci veramente, seminare con criterio, lavorare di più. Cosa voglio veramente? Trovare la mia strada, che comprenda creatività, parole, immagini e bellezza. Non posso farne a meno, è ciò che mi anima e mi fa sentire viva.

Focus sarà la mia parola per il 2018.

macchina da scrivere vintage

Focus su me stessa, i miei sogni ma anche sulla mia famiglia e il buon tempo trascorso per relax e amici. Focus sulle cose che mi fanno star bene e mi rendono felice. Basta con gli impegni non mantenuti, le liste impossibili, i timori, le indecisioni. Stavolta devo restare focalizzata su me stessa, devo ricordarmelo ogni mese dell’anno, non solo a gennaio, lavorando sul blog e i miei progetti. Un obiettivo che deve farmi compagnia questo inverno ma anche all’arrivo della primavera, voglio sentirlo forte e vivo il primo giorno d’estate e quando camminerò sotto le foglie portate via dal vento d’autunno. Così potrò ritrovarmi tra dodici mesi soddisfatta, consapevole e forte. In una parola, felice.

Buon 2018 a me.                                                                                            Buon 2018 a voi, che mi seguite con affetto. Non importa se pochi o se tanti, importa esserci, col cuore.

N.B. Ho provato a fare una fotografia con le stelline di capodanno ma non ci sono riuscita. L’ immagine di copertina di questo post è opera di Chinh Le Duc on Unsplash
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